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POMERIGGI DA RICORDARE

Un progetto ideato da Elisa Serati, Claudia Casalboni ed Elena Cellarosi
per aumentare le occasioni di conoscenza e di relazione tra pari e famiglie

Il progetto propone

esperienze ludico-ricreative calibrate su abilità e interessi della persona neuroatipica (bambino/a, ragazzo/a) organizzate in piccolo gruppo di cui faranno parte anche 1-3 compagni di scuola, con la finalità di creare occasioni per:

  • Aumentare l’inclusione sociale e prevenire l’isolamento coltivando legami di amicizia e promuovendo un ruolo attivo e partecipe della persona neurodivergente
  • Aumentare la sensibilizzazione verso la diversità e la disabilità, promuovendo il valore dell’inclusione, dell’incontro e del reciproco scambio
  • Supportare la creazione di reti sociali fra famiglie 

Approfondimenti

Il progetto in ogni suo dettaglio per chi desidera approfondire. Clicca sui titoli delle sezioni per scoprirne di più.

Come nasce il progetto?

“Pomeriggi da ricordare” nasce dall’intuizione di Elisa Serati, (madre di Filippo, un bambino autistico) e delle educatrici domiciliari di quest’ultimo, Elena Cellarosi e Claudia Casalboni. Osservando il bambino e le sue modalità relazionali nelle occasioni di tipo sociale, hanno deciso di organizzare per lui una festa di compleanno costruita sui suoi interessi e le sue esigenze, che permettesse a lui e agli amici di divertirsi insieme, rispettando le inclinazioni e le caratteristiche di tutti.  L’obiettivo primario era quello di creare un’atmosfera allegra e festosa per tutti ma anche quello di dare gli strumenti necessari al bambino per poter giocare con i suoi amici.
Il successo che la festa ha riscosso da parte di tutti i partecipanti ha spinto le tre ideatrici a condividere la loro idea con l’Associazione BattiCinque, che si è mostrata entusiasta della proposta e ha deciso di partecipare attivamente all’organizzazione del progetto e alla sua promozione.

Le fasi preliminari del progetto

La primissima fase del progetto è stata incentrata sull’indagine della reale necessità percepita dalle famiglie in relazione ai bisogni di socializzazione e relazione del proprio figlio. A questo fine è stato realizzato un questionario che è stato somministrato alle famiglie selezionate per partecipare al progetto pilota, che prevedeva le seguenti domande:

  • quante volte in media vostr* figli* trascorre del tempo con i compagni fuori dalla scuola?
  • quanto ritieni adeguata la frequenza con cui vostr* figli* partecipa a occasioni di socializzazione extrascolastiche tra pari?
  • quante volte in media ritieni sarebbe ideale che vostr* figli* frequentasse i pari fuori dalla scuola?

Un elemento comune tra le risposte: mancano le occasioni di qualità e non sempre è facile fare tutto da soli.  Questi dati sono stati il nostro punto di partenza.

L’intento del progetto è di favorire la creazione di occasioni organizzate di gioco e socializzazione fra pari in ambito extrascolastico per arricchire le capacità relazionali di ciascuno, in particolar modo dei bambin*/ragazz* a sviluppo atipico.

Altre operazioni preliminari alla partenza del progetto, al fine di conoscere meglio la situazione, le caratteristiche e gli interessi del bambino sono avvenuti degli incontri con il partecipante al progetto e la sua famiglia, con gli insegnanti di riferimento e con eventuali educatori domiciliari.

Gli obiettivi del progetto

Sono tre i principi cardine che sono stati rispettati e condivisi in ogni incontro, in ogni decisione facente parte di questa esperienza.

  1. AUMENTARE L’INCLUSIONE SOCIALE E PREVENIRE L’ISOLAMENTO
    L’inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità è un diritto e un obiettivo importante nella nostra società, come stabilito dalla “Legge quadro per l’assistenza, l’inclusione sociale e i diritti delle persone con disabilità” (Legge n.28/2015 della Repubblica di San Marino).
    La possibilità di partecipare a situazioni sociali oltre a quelle che hanno luogo nell’ambito scolastico, consente al bambino con difficoltà relazionali di approfondire i rapporti sociali in un’ottica di continuità fra scuola e ambienti extrascolastici; inoltre permette ai compagni di conoscere e accogliere la diversità e di vivere esperienze educative tra pari.
    Per questo il progetto ha promosso la coltivazione legami di amicizia e un ruolo attivo e partecipe del soggetto a sviluppo neuro-atipico durante gli incontri. Si è cercato di creare quel ponte di continuità tra la scuola, la famiglia e il contesto extrascolastico.
  2. SUPPORTARE LA CREAZIONE DI RETI SOCIALI FRA FAMIGLIE,
    Quando si parla di inclusione si considera necessariamente anche il contesto famigliare dei nostri ragazzi. La qualità della vita e il supporto sociale delle famiglie può aumentare grazie alla creazione di una rete sul territorio, quale mezzo di supporto e di scambi significativi, permettendo la condivisione di un tempo di qualità tra i genitori che ad ogni incontro si riuniscono. Ciò ha ricadute positive sulla qualità della vita e il reciproco sostegno, sulla prevenzione dell’esclusione dalla vita di comunità e dello sviluppo di disagio psicosociale.
  3. AUMENTARE LA SENSIBILIZZAZIONE VERSO LA DIVERSITÀ E LA DISABILITÀ
    Sappiamo come l’isolamento sociale è un fattore di rischio per l’esclusione dalla vita di comunità e lo sviluppo di disagio psicosociale. Per questo il progetto vuole promuovere il valore dell’inclusione, dell’incontro e del reciproco scambio approfondendo i rapporti sociali già esistenti in un’ottica di continuità fra scuola e ambienti extrascolastici. Fin da piccoli, infatti, le relazioni e il sostegno sociale influenzano il benessere e la crescita personale di ciascuna persona, che con i propri pari cresce e impara in un reciproco scambio solidale. Durante gli incontri si è prestata particolare attenzione a sostenere e rispettare ogni aspetto, necessità ed esigenza dei bambin*/ragazz*, vivendo la diversità di ognuno con sensibilità, comprensione e curiosità. Nei piccoli gruppi organizzati, nelle diverse fasce di età, si è cercato di tutelare e far entrare a contatto ogni diversità per arrivare allo scopo comune: passare del tempo di qualità insieme.

Il nostro intento è che Pomeriggi da Ricordare possa essere per chi lo vive un’occasione per sperimentare con naturalezza una normalità fatta di somiglianze e differenze, di bisogni e interessi che a volte sono comuni e a volte diversi, ma sempre validi, così come lo sono i modi di fare e di esprimersi di ciascuno. Un’occasione per abituarsi a conoscere e accettare le differenze e per scoprire la ricchezza che offre ciò che è altro da quel che conosciamo già.

Nel vivo dei pomeriggi

Per ogni partecipante è stato organizzato un incontro al mese per una durata di sei mesi. Ogni incontro aveva una durata variabile dai 45 minuti a 3 ore, a seconda delle attività e delle esigenze concordate con le famiglie.
I gruppi erano costituiti dal bambino protagonista e da 3-5 amici (talvolta erano presenti anche fratelli o sorelle).
I genitori dei bambini potevano incontrarsi in un luogo differente oppure nello stesso luogo in cui si svolgeva il Pomeriggio e venivano in quel caso coinvolti in attività come passeggiate, merende, giochi.
Sono stati proposti diversi luoghi e diverse attività, selezionate in base alle età, agli interessi e alle competenze dei partecipanti, in accordo con le famiglie.

La valutazione dell'efficacia del progetto

Al termine dei sei incontri è stato proposto un questionario a genitori e insegnanti, le cui risposte hanno fornito preziosi spunti di riflessione, riscontri sulle esperienze e sulle scelte organizzative, dati sui cambiamenti nei rapporti sociali fra coetanei e nelle reti familiari rispetto a prima della partenza del progetto.

Gli insegnanti hanno rilevato nel contesto scolastico:

  1. Aumento delle attenzioni fra i compagni che hanno partecipato al progetto, in particolare per condividere interessi e giochi, svolgere attività gradite o partecipare alle attività di classe, piccole conversazioni su argomenti di interesse e contatto fisico.
  2. Migliore qualità delle relazioni.
  3. Maggiore sensibilità alle necessità altrui e maggiore disponibilità a fornire aiuto.
  4. Cambiamenti in alcuni comportamenti, per esempio maggiore fiducia e comprensione fra i partecipanti, maggiore conoscenza reciproca e approcci più naturali nella quotidianità della vita scolastica.

Le educatrici del progetto hanno rilevato:

  1. Entusiasmo per le proposte diverse e stimolanti che sono emerse durante i pomeriggi
  2. L’incoraggiamento di relazioni di qualità incide sul benessere degli individui infatti si è riscontrata una sempre maggiore voglia di stare insieme, conoscersi e condividere esperienze in un clima di rispetto, accoglienza e supporto.

I genitori hanno sottolineato:
Le famiglie, sia del bambino a sviluppo atipico che dei compagni, hanno apprezzato la possibilità di frequentare coetanei  in ambito ricreativo extrascolastico, almeno una volta al mese, considerando gli incontri avvenuti come di qualità e utili per infittire le reti sociali tra famiglie perchè c’è stata la possibilità di approfondire la conoscenza reciproca fra genitori. La condivisione di esperienze ha unito il gruppo anche nella scoperta di nuove realtà.

Prospettive future

Grazie ai feedback di chi ha partecipato al progetto abbiamo potuto riscontrare e valutare i benefici e le criticità emersi, perciò l’obiettivo ora è di migliorare il progetto alla luce di queste informazioni, in particolare:

  • Continueremo anche nelle prossime edizioni a raccogliere informazioni attraverso questionari, i quali verranno in parte modificati in modo da aiutarci ad avere feedback ancora più precisi e utili.
  • Continuare e rafforzare il confronto e la collaborazione con la scuola, le Direzioni scolastiche e il Servizio Minori, con i quali si sono create sinergie preziose soprattutto nelle fasi iniziali e finali del progetto, in un’ottica di rete autentica  tra famiglia, servizi, scuola ed extrascuola.

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi le riflessioni scaturite dal progetto pilota sono:

  • Meglio evitare di formare gruppi troppo numerosi, in particolare con i bambini più piccoli perché questo rende più difficile l’inclusione e la partecipazione del bambino a sviluppo neuroatipico.
  • Occorre aiutare i genitori a organizzare i pomeriggi in autonomia, supportandoli maggiormente dal punto di vista dell’organizzazione pratica.
  • E’ necessario dare più spazio alla conoscenza di tutti i partecipanti per valorizzare le unicità di ognuno ed essere ancora più attenti agli interessi e alle attitudini di tutti.

Convegno
"Pomeriggi da ricordare"

Guarda la puntata di Khorakhanè
dedicata al progetto

Foto dei pomeriggi

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