Approfondimenti

Le Storie Sociali

COS’È UNA STORIA SOCIALE?

Una storia sociale è una “storia” che racconta attraverso il testo e le illustrazioni una situazione sociale e spiega, in modo semplice e chiaro, come potersi comportare e perché farlo.
Questa strategia può aiutare a comprendere meglio situazioni e comportamenti e quindi, di conseguenza, rende più semplice adeguarsi ad essi.
È anche un’occasione per parlare insieme di un certo comportamento, associarlo a qualcosa di molto piacevole e, se è possibile, anche per “esercitarsi” a metterlo in pratica.
Questo rende più probabile la riduzione dell’ansia, la collaborazione e l’apprendimento del comportamento descritto.
Le storie sociali sono state create per rispondere alle difficoltà di tipo sociale di persone autistiche, ma possono essere utili a tutti, in particolare ai bambini, agli anziani e agli individui che per diverse ragioni possono avere difficoltà a comprendere alcune situazioni e le motivazioni per cui è necessario adottare certi comportamenti.
Le Storie Sociali, secondo le parole della loro ideatrice, Carol Gray, non servono a forzare il soggetto a fare ciò che vogliamo noi ma a dargli, attraverso un modello, tutti gli strumenti per capire e dare un senso alle situazioni sociali, che potrebbero sembrargli incomprensibili, e a renderlo in grado di scegliere come comportarsi ed essere autonomo. L’obiettivo primario è quindi aiutare le persone all’autodeterminazione e alla competenza sociale.

Le storie sociali che si trovano in rete, come quelle che si trovano nel sito dell’Associazione BattiCinque, sono standard e possono essere utili e aiutare un gran numero di bambini/adulti…ma non tutti.
Ci sono persone che hanno un pensiero piuttosto rigido e faticano a generalizzare quello che leggono, quindi potrebbero in qualche caso leggere una storia sociale e credere che ciò che vi è scritto si riferisca solo al ragazzo raffigurato nella storia e non a lui. Inoltre alcuni particolari della storia sociale potrebbero non rispecchiare al 100% la situazione reale di chi legge e quindi rendere vani tutti i contenuti della storia stessa. Pensiamo per esempio alla Storia sociale di BattiCinque “lavo le mani” che descrive passo a passo le azioni necessarie al lavaggio delle mani. In essa si parla di carta asciugamani, perché è stata pensata per un preciso contesto scolastico nel quale ci si asciuga le mani con dei tovaglioli di carta presi da un dispenser a parete. Per un bambino con un pensiero particolarmente rigido e che fatica a generalizzare, questa storia sociale non sarà utile a comprendere cosa fare e come farlo se nella sua abitazione al posto delle salviette usa e getta c’è un asciugamano. Quando si vuole presentare una storia sociale ad un bambino che sappiamo essere così preciso e inflessibile, si dovrà personalizzare e adattare la storia sia nei testi che nelle immagini, utilizzando, per esempio, le foto del bambino stesso.

COME SI SCRIVE UNA STORIA SOCIALE?

Leggendo delle storie sociali ci può sembrare che esse siano estremamente semplici. In effetti lo sono nella lettura, ma non lo sono nell’ideazione e nella stesura. Carol Gray ci indica alcune regole da seguire per scrivere una storia sociale efficace, sulla base della sua lunga esperienza.

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      1. Un obiettivo chiaro: occorre definire in modo preciso di quale argomento tratterà la storia e tale obiettivo deve essere sia significativo sia fisicamente e mentalmente sicuro per il lettore. Questo significa che si dovrebbero evitare storie sociali su argomenti futili, che non hanno impatto positivo sulla vita del destinatario o che possano metterlo in una situazione di pericolo.
      2. L’autore deve prendersi i suoi tempi per raccogliere informazioni sul destinatario della storia e sul suo comportamento in relazione all’argomento scelto. Inoltre deve fermarsi a riflettere sull’argomento stesso, soffermandosi su aspetti che normalmente vengono dati per scontati.
      3. Tre parti e un titolo: ogni storia deve avere un titolo chiaro che rispetti l’argomento trattato e una struttura narrativa solida. Il testo infatti sarà composto da una introduzione che chiarifica l’argomento della storia, un corpo centrale che aggiunge dettagli e una conclusione che generalmente raggruppa il nocciolo delle informazioni trattate e spiega perché è conveniente comportarsi socialmente in un determinato modo.
      4. La storia sociale deve essere costruita sugli interessi del destinatario, sulle sue abilità, sui suoi tempi di attenzione e possibilmente tenendo conto dei suoi talenti.
      5. Ci sono cinque fattori che riguardano la “voce” della storia e i vocaboli utilizzati:
        1. La storia deve essere scritta in prima o terza persona. Scegliamo ciò che pensiamo favorisca l’immedesimazione del nostro destinatario
        2. I tempi verbali devono essere semplici, è preferibile l’uso del presente, del passato prossimo e del futuro semplice. In generale devono contenere la terminologia e le categorie semantiche che il destinatario è in grado di comprendere.
        3. Il tono generale deve essere calmo, paziente e supportivo. Meglio esprimere i concetti in positivo ed evitare i “NON”: se è necessario fare riferimento a comportamenti negativi da evitare, è bene raccontarli in terza persona (a volte le persone buttano le cartacce a terra. Questo è sbagliato) Buona parte della storia dovrebbe concentrarsi nel descrivere comportamenti che già il bambino padroneggia, che già sa fare bene, per evitare che l’intera storia si presenti come uno scoglio insormontabile e magari provochi sfiducia e timore, piuttosto che sicurezza in se stessi. È utile inserire frasi motivanti, in cui si lodano i comportamenti appropriati.
        4. Importantissima l’accuratezza letterale, per andare incontro a chi ha delle forti rigidità nell’interpretazione delle frasi. Vengono spesso utilizzate espressioni come “a volte” o “di solito” per specificare meglio l’eventualità ed evitare l’apprendimento da parte del destinatario di regole sociali troppo inflessibili.
        5. Anche il significato deve essere accurato: non è consigliabile dare per certa un’informazione che è solo possibile o probabile. (Per esempio non diremo: “dopo pranzo uscirò in giardino” senza considerare l’ipotesi che possa piovere e impedire al ragazzo di uscire).
      6. Sei domande: le famose sei domande “WH” ci ricordano quali informazioni di base includere nella storia affinché sia chiara e comprensibile.
        1. WHO? Chi? Persone rilevanti nella storia.
        2. WHAT? Cosa? Descrivere in modo chiaro i comportamenti target.
        3. WHEN? Quando? Informazioni correlate ai tempi. In quali occasioni i comportamenti descritti nella storia sono validi? Per quanto tempo?
        4. WHERE? Dove? Informazioni sui luoghi in cui i comportamenti sono validi.
        5. WHY? Perché? Informazioni sulle motivazioni di un determinato comportamento, che possono anche essere spiegazioni sull’intersoggettività, sullo stato d’animo altrui, o sulle conseguenze concrete che determinati comportamenti possono avere su se stessi, sugli altri o sull’ambiente.
        6. HOW? Come? Informazioni sulla modalità più corretta, o preferibile, di mettere in atto un comportamento
      7. Le frasi utilizzate nelle storie sociali possono essere di vario genere:
        1. Descrittive: forniscono informazioni oggettive, descrivono ciò che succede e non aggiungono opinioni.
        2. Soggettive: forniscono informazioni sugli stati d’animo delle persone, i pensieri, le emozioni.
        3. Direttive: suggeriscono il tipo di comportamento preferibile nella situazione precedentemente descritta.
        4. Affermative: utilizzate per rafforzare il contenuto delle frasi descrittive, aggiungono informazioni per far capire meglio il contesto e spesso descrivono il senso comune in una determinata cultura.
        5. Nelle storie sociali più complesse, dedicate a ragazzi più grandi o a chi ha competenze comunicative e sociali più avanzate, possono essere presenti altri tipi di frasi:
          1. Cooperative: frasi che ricordano al destinatario che è possibile ricevere aiuto da parte delle altre persone.
          2. Parziali: frasi che si interrompono e permettono al ragazzo di completare la frase nel momento in cui la legge, ipotizzando il comportamento successivo.
      8. Questo principio sottolinea come le frasi direttive siano molto importanti nonché il nucleo dell’apprendimento in una storia sociale. Tuttavia esse non devono essere in numero predominante nella storia, devono invece essere poche e intervallate da molte frasi descrittive e soggettive. Su un totale di dieci frasi, quelle direttive dovrebbero essere una o due. Questo per evitare di dare alla storia un tono troppo autoritario, rischiando di provocare il rifiuto nel destinatario, inoltre come è stato già sottolineato la storia deve fornire informazioni su come funziona la società e su come è possibile comportarsi in modo socialmente accettato, deve fornire gli strumenti, non obbligare a comportarsi in un certo modo. Perciò la storia sociale deve descrivere più che dirigere.
      9. Revisionare e perfezionare: la storia sociale può sempre essere rivista, integrata, modificata e ultimata, a seconda delle esigenze del lettore.
      10. Le regole che supportano la costruzione della storia devono essere evidenti anche durante il suo utilizzo, durante la lettura. La storia deve essere letta al destinatario, o con il destinatario o dal destinatario in prima persona, individuando i giusti momenti, in cui il suo stato d’animo sia favorevole, in luoghi silenziosi e senza disturbi, creando una routine. È bene introdurre il momento della lettura positivamente, monitorare le reazioni del destinatario durante la lettura, avere successive conversazioni per verificarne la comprensione.
        Inoltre sarebbe positivo creare e tenere ordinata una collezione di storie sociali del ragazzo, che possa consultare quando vuole. Se usate correttamente, le storie sociali possono diventare uno strumento che, oltre alla promozione di comportamenti socialmente accettati, permette ai destinatari di costruire con chi condivide questo momento con loro (genitori, fratelli, insegnanti, operatori, amici) una relazione basata sulla comprensione e la fiducia.

Le storie sociali possono e dovrebbero essere accompagnate da immagini, sia per rendere la lettura più accattivante sia per risultare più chiare ed esplicative. Le immagini possono essere disegni, schemi o fotografie. La scelta delle immagini deve avvenire tenendo conto delle caratteristiche del destinatario, delle sue abilità nel decifrare le immagini e del suo grado di rigidità nel generalizzare.