Approfondimenti

Il Videomodeling

IL VIDEOMODELING

Molti dei comportamenti e delle abilità che apprendiamo nel corso della nostra vita sono stati acquisiti naturalmente tramite l’imitazione; impariamo a svolgere dei compiti e a eseguire azioni nuove osservando e imitando le azioni delle altre persone, che fungono da modelli.
Si tratta della Teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, che nel 1977[1] affermò, appunto, che i nostri apprendimenti non avvengono solo per esperienza diretta con gli oggetti  ma anche per esperienza indiretta, tramite cioè osservazione di altri individui.
Bandura ha utilizzato il termine modeling per individuare un processo di apprendimento che avviene quando il comportamento di un individuo “osservante” si modifica in seguito al comportamento di un altro individuo “osservato” (modello).
È possibile quindi utilizzare questa capacità degli individui di imparare osservando e imitando, per insegnare nuovi comportamenti utili, sfruttando le caratteristiche del modeling per ottimizzare gli apprendimenti.
Le conoscenze attuali sul sistema dei neuroni specchio[2], sistema diffuso, non localizzato, che coinvolge numerose aree cerebrali, ci dicono che l’osservazione di azioni intenzionali ed espressioni facciali dell’altro attiva in noi le stesse reti neurali che si attivano quando siamo noi stessi ad agire.
Questo suggerisce che questo sistema sia coinvolto nello sviluppo delle abilità di imitazione, di comunicazione gestuale non verbale e di comunicazione verbale, così come nelle reazioni empatiche e nella teoria della mente. Emerge dunque come l’osservazione dell’altro abbia un ruolo fondamentale nel funzionamento del cervello sociale e, di conseguenza, nell’apprendimento.
Saper osservare e imitare significa avere accesso a continue occasioni di apprendimento. D’altro canto, avere difficoltà nell’identificare gli stimoli socialmente salienti e nell’imitare spontaneamente le azioni altrui ostacola l’accesso alla maggior parte delle occasioni di apprendimento naturale.
La tecnologia può aiutarci a massimizzare le potenzialità del modeling, eliminando alcune difficoltà che esso presenta e aumentandone le possibilità, attraverso il videomodeling.

Il videomodeling è una modalità di insegnamento che, attraverso l’osservazione e la successiva imitazione di un video, permette di imparare lo svolgimento di un comportamento o una serie di comportamenti.
I principi di apprendimento per imitazione vengono così trasferiti da un setting dal vivo ad uno videoregistrato: si possono realizzare brevi filmati (della durata minore di quattro minuti) che mostrino al bambino (o all’adulto. Tutti possono imparare attraverso questa metodologia, basti pensare all’enorme numero di tutorial presenti su internet) un modello impegnato nello svolgimento di un comportamento target. Le immagini possono essere accompagnate da spiegazioni verbali che descrivono i vari comportamenti.
Con il videomodeling è possibile insegnare un’ampia varietà di comportamenti, a partire dalle autonomie personali (lavare le mani, indossare i vestiti) abilità sociali e comunicative (come presentarsi ad una persona sconosciuta, come intavolare una conversazione) attività quotidiane (preparare la colazione, caricare la lavastoviglie) e persino azioni eccezionali e impreviste (come essere sottoposti agli esami di screening per il coronavirus).

[1] Bandura, Albert (1977), Social Learning Theory, Prentice Hall, Englewood Cliffs, NJ

[2] Rizzolatti, Giacomo; Vozza, Lisa (2008), Nella mente degli altri, Zanichelli Editore

I VIDEOMODELING DI BATTICINQUE

VANTAGGI DEL VIDEOMODELING
RISPETTO AL MODELING DAL VIVO

  1. Ci sono casi in cui un individuo può essere poco portato all’osservazione e alla successiva imitazione di comportamenti dal vivo. È il caso di alcuni soggetti autistici (non tutti, e non solo loro), che tendono a non focalizzare l’attenzione sulle persone concentrandosi maggiormente sugli oggetti, oppure che si lasciano “distrarre” da altri elementi nel contesto, perdendosi di fatto quello che, secondo chi vuole insegnare, è l’elemento importante: il comportamento target.
  2. Il video permette di esercitare un maggiore controllo nei riguardi di ciò che si vuole effettivamente mostrare: è possibile preparare un setting ad hoc, che elimini tutto ciò che potrebbe creare distrazione e tutti i rumori imprevisti.
  3. Un videomodeling può essere visto e rivisto, con frequenza variabile, in ogni luogo in cui sia presente un supporto (a casa, a scuola, in un centro riabilitativo, a casa di amici, dei nonni…) e, una volta filmato, non richiede ogni volta le stesse attenzioni che richiederebbe mettere di nuovo in scena il comportamento dal vivo.
  4. Il videomodeling è motivante: molti bambini sono maggiormente interessati ad osservare un filmato piuttosto che un’azione dal vivo.

TIPOLOGIE DI VIDEOMODELING

  • Videomodeling classico: nel filmato si può osservare il modello che emette il comportamento target
  • Point of view videomodeling: il comportamento viene filmato dal punto di vista dell’osservatore, mostrando quindi ciò che egli vedrebbe compiendo l’azione in prima persona (per esempio l’inquadratura può essere puntata sulle mani del modello, tenendo la telecamera vicina al suo viso)
  • Videoselfmodeling: l’osservatore osserva se stesso, registrato precedentemente, eseguire l’azione nel modo corretto (per alcuni soggetti questo è molto motivante e permette un’altissima immedesimazione che, per forza di cose, è molto minore osservando un modello)
  • Video prompting: il filmato è suddiviso in brevi sequenze, ognuna di esse osservabile singolarmente e descritta con spiegazioni puntuali.

COME SI CREA UN VIDEOMODELING?

Creare un videomodeling comporta agire in tre fasi:

1) Pre-produzione, la fase di pianificazione in cui:

  • Definire il tema: identificare il comportamento da insegnare in modo chiaro e univoco;
  • Scrivere la sceneggiatura distinguendo video (dove, chi, cosa fa, sequenza di azioni, quale inquadratura per ogni azione) e audio (voce fuori campo registrata in post-produzione, voce del protagonista o senza audio);
  • Disegnare uno storyboard;
  • Pianificare la durata del video;

2) Produzione, la fase di realizzazione delle riprese per la quale è necessario:

  • Procurarsi un’attrezzatura adeguata, girare i video in orizzontale se si usa uno smartphone;
  • Girare le riprese alternando in modo strategico e precedentemente pianificato 3 inquadrature-chiave: soggettiva (inquadratura che si sostituisce agli occhi del protagonista), oggettiva (inquadratura dal punto di vista dell’osservatore) e dettaglio (inquadratura stretta che focalizza l’attenzione sull’azione su oggetti);
  • Evitare salti temporali e di luogo;
  • Valutare suoni e rumori.

3) Post-produzione, la fase di editoria del video, in cui:

  • Realizzare un “montaggio invisibile”, che non si nota, senza interrompere l’azione con elementi grafici (come le transizioni);
  • Registrare e aggiungere l’audio, se necessario, ma senza mai fare riferimento a cose che non si vedono nel video.